La Galleria delle Meraviglie

Zuppiera Ceramica Laveno anni ’40

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60,00  IVA inclusa

Zuppiera Ceramica Laveno anni ’40

Zuppiera o legumiera, di forma ovale, in ceramica bianca, con raffinati decori floreali in oro zecchino brillante; i bordi ed i manici sono realizzati ugualmente in oro zecchino brillante.

Sotto il basamento si trova il marchio della Società Ceramica Ravelli di Laveno Mombello, che raffigura due leoni alati, ai lati di una torre, con lettere S. R. e la scritta orizzontale sottostante: "LAVENO/ ITALIA/ CERAMICA/ REVELLI/ 2 59", in verde. I numeri dovrebbero indicare che la zuppiera è il secondo elemento dei 59 pezzi, che componevano il servizio originale.

Provenienza
Italia, Laveno (VA)

Epoca
1940-50

Misura
Larghezza 34 cm. per 17,5 cm. circa; altezza 16 cm. circa; la base è 18 cm. per 13 cm. circa

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Note
In Inghilterra, attorno alla metà del 1700, inizia la produzione di terraglia, con l’obbiettivo di soddisfare la crescente domanda di prodotti di media qualità. Ben presto i prodotti britannici invadono tutto l’Europa, stimolando, come reazione di arginare la concorrenza straniera, l’imitazione da parte di produttori locali.
In Italia, nel 1841, la ditta Richard rivela lo stabilimento di ceramica San Cristoforo (un sobborgo di Milano) e inizia la produzione di terraglia, accanto a quella di porcellane.
Nel 1856, tre ex dipendenti della Richard (Carlo Caspani, Alessandro Carnelli e Severino Revelli) fondano a Laveno, in provincia di Varese, la Società Ceramica CCR (dalle iniziali dei tre soci), utilizzando lo stabile di una fabbrica di vetreria in prossimità del lago.
Laveno si presenta come un ambiente favorevole alla nuova industria, sia per i collegamenti con i mercati di sbocco milanesi e piemontesi, sia per la facile reperibilità di alcune materie prime necessarie per la produzione.
Nel primo trentennio di vita l’azienda viene gestita da Revelli, che la porta ad una prima espansione ed affermazione a livello nazionale.
Nel 1883, per agevolare ulteriori progetti di espansione, vi è una sostanziale trasformazione degli equilibri del gruppo dirigente dell’azienda, con l’ingresso di nuovi capitali da parte dell’alta borghesia milanese e del Credito Lombardo: la Società Ceramica CCR diventa Società Ceramiche Italiane Spa (S.C.I.).
Nel 1885 Severino Revelli, l’ultimo dei soci originari rimasto, lascia la società per fondare la Società Ceramica Revelli a Mombello Laveno, che si dedica alla produzione di servizi da tavola in terraglia forte decorata e porcellana.
La S.C.I., sotto la nuova guida di Tommaso Bossi, Presidente e direttore dell’azienda, inizia un processo di rilancio, destinato a trasformarla in una moderna impresa industriale, in grado di competere con la più affermata Richard-Ginori (le due società si erano fuse nel 1896) e con i produttori stranieri. Viene introdotta l’energia elettrica nella produzione, si inizia una produzione estremamente differenziata (che comprende stoviglie, sanitari e piastrelle), e si cercò di adeguarsi al gusto della moderna casa borghese, anche se il provincialismo culturale italiano ritarda molto la diffusione di modelli Liberty.
Nel 1907 il rallentamento della congiuntura economica sfocia in una vera e propria crisi, a cui si aggiunge la battuta di arresto, nelle attività della S.C.I., dell’entrata dell’Italia nel primo conflitto mondiale. Questo comporta, oltre che alla riduzione della domanda di articoli di consumo, un razionamento delle materie prime e della mano d’opera per le aziende che non erano ritenute essenziali per lo sforzo bellico. Inoltre ci sono notevoli difficoltà per assicurare la regolarità nella spedizione dei prodotti. In questa situazione di gravissima crisi, nel 1916 arriva, alla guida della società, Luciano Scotti, a cui si deve la ristrutturazione e l’espansione dell’azienda tra le due guerre. Avvia una grandiosa opera di modernizzazione, con l’introduzione nuove forme di organizzazione scientifica del lavoro.
Nel 1924 Severino Revelli passa la mano al figlio, il quale raggiunge un accordo con la S.C.I.: la Società Revelli, sotto la direzione di Franco Revelli (talentuoso ceramista formatosi nei laboratori della manifattura di famiglia), si occuperà della produzione della terraglia a buon mercato, mentre la S.C.I. avrà la produzione di qualità, con la supervisione dell’architetto Guido Andlovitz, che porta il nuovo stile “classico moderno”, cioè déco, secondo quanto stava avvenendo anche alla Richard-Ginori ad opera di Giò Ponti.
Nonostante queste trasformazioni, la crisi economica del 1930 rende spietata la concorrenza, in un mercato sempre più ristretto, e l’inizio della seconda guerra mondiale, porta praticamente al blocco delle attività nelle aziende.
Dopo la guerra sia la Società Ravelli che la S.C.I. hanno un periodo di rilancio.
Negli anni ’50, con l’entrata, nella Società Ceramica Italiana, della nuova direttrice artistica Antonia Campi, si ha il rinnovo completo dello stile della produzione, però, nonostante questo, l’azienda è commercialmente fortemente arretrata e, a causa della qualità non eccelsa della produzione, fatica ad inserirsi nei più esigenti mercati europei. Nel 1956, dopo la morte di Scotti, l’azienda viene ceduta agli storici concorrenti della Richard-Ginori, che nel 1965 attuano la definitiva fusione per incorporazione, creando la Società Ceramica Italiana Richard-Ginori.
La Società Revelli continua la sua produzione, indipendente dalla S.C.I., per chiudere definitivamente nel 1980.

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